Caccia - Cerca frullo e riporto

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Si svolge a circa 20- 25 metri dal fucile, a tiro utile di rosata, soprattutto durante la fase attiva dell’incontro del selvatico.  Fa una perlustrazione analitica del terreno antistante al cacciatore nella direzione di marcia e ai lati. L’incontro della traccia, che governa l’itinerario, giustifica il cambio di direzione, fino anche a portare il cane a passare dietro il cacciatore, purchè mantenga il collegamento.
Il ritmo del pistaggio è condizionato dall’orgasmo del selvatico, se più o meno leggero, perché più o meno molestato; fase delicata dovendo il cane conciliare due necessità: non perdere il contatto col fucile e mantenere la pista col fuggitivo.
Lo spaniel non deve trascurare forteti, canneti, ma anzi perlustrarli, incurante di sete e frange, né sostare titubante di fronte a fossi e canali, dovendo guadarli, se necessario per il recupero anche d’inverno.
Il cocker svolge una cerca più minuziosa, con assaggi a fiuto più frequenti, insinuandosi fra gli ostacoli vegetali, con procedura  meticolosa. Non si pretenda di distogliere dalla traccia il cane impegnato, perché a decidere se valida o no, è solo il naso del cane. Nella fase dell’incontro della traccia e soprattutto nell’imminenza del frullo, lo spaniel fornisce chiaro al cacciatore l’avvertimento che è prossima la conclusione cruenta, col frenetico agitare della coda. Il cane che costringa al frullo senza prima fornire tale prezioso preavviso al padrone, ha tutta l’aria di essere incappato per caso sul selvatico. E’ demerito da penalizzare.

Frullo e schizzo

Il selvatico si palesa spesso proprio davanti al muso del cane, soprattutto in habitat dove pascola non molestato, ignaro del pericolo: è in questa fase, mentre il cacciatore imbraccia il fucile, che si deve esigere categoricamente l’immobilità assoluta, per evitare che la rincorsa o il tentativo di protendersi per ghermire la preda, provochi il frapporsi a scudo del cane fra selvatico e fucile. Prono a terra o seduto, purchè immoto all’atto stesso di frullo o schizzo, esclusa qualsiasi tolleranza, nessun metro più o meno di rincorsa:proprio quel qualche metro può essere essenziale. L’immobilità è da esigersi anche perché sintomo evidente che l’ausiliare è a cognizione di cacciare non per sé.

Cocker e standard di caccia

Riporto e recupero

Colpito il selvatico, volatile precipitato al suolo, lepre o coniglio rotolati per terra, si concede via libera al cane per il riporto. Deve essere sollecito, immediato, il tempo di assicurare la preda tra le mandibole, senza indugiare a voltarla e rivoltarla, a leccare ferite, manifestazioni che denotano più la voluttà di assaggiarne, che non la disciplina di cederla e di consegnarla al cacciatore. La cessione dovrebbe essere giuliva, segno di coscienza del proprio dovere. Un fagiano di un chilo e mezzo, una lepre di tre o quattro non sono comodo bagaglio per un cockerino di 12 kg. Il Cocker si aiuta spesso trascinando la preda: sia tolleratissimo, anzi considerato come dimostrazione di caparbia volontà di sopperire, nella impossibilità materiale di eseguire. Non c’è prescrizione di peso in chili o in etti, il limite è appunto segnato dalla manifesta impossibilità dell’animale di riuscire, malgrado reiterati tentativi.
Il riporto dall’acqua è da ritenersi recupero, perché avviene in elemento non accessibile normalmente al cacciatore. Quando il cane si lancia per esperire il riporto di un volatile caduto nei pressi, smontato d’ala, questo può ancora sottrarsi con zampe sane e il riporto si evolve allora in recupero, con decifrazione della pista a naso, se il cane non può inseguire a vista.

   

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